ROBERTO MASCELLA
Mascella Roberto (Valdagno VI, Italy, Luglio 1971) risiede e lavora come scultore a Vicenza. Diplomato presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia nel 1997, ha proseguito la sua ricerca artistica partecipando ad una serie di mostre collettive e personali dal 1996. Nell’arco di questo periodo la ricerca e il lavoro hanno riguardato la scultura come pratica in relazione al luogo, realizzando un ciclo di interventi chiamati “architetture del niente”, strutture ambigue che si inseriscono in edifici preesistenti. Il primo intervento di questa serie è stato costruito lungo il percorso di una scalinata dello spazio LAMEC (laboratorio per le arti moderne e contemporanee, Basica Palladiana Vicenza) in occasione della mostra dal titolo “EMERGENZA” nel 1997. Analoghi interventi si sono concretizzati rispettivamente nelle mostre “PUNTI DI RIFLESSIONE” (studio Di Marco, Valdagno VI) nel 2002, “NE” (O’Artoteca, Milano) nel 2003. Progetti questi attraverso i quali le sculture si sono letteralmente inserite all’interno degli elementi architettonici in modo permanente, divenendo parte dell’architettura presente. Parallelamente a tale percorso, la tematica legata al rapporto tra individuo e luogo si estende all’uso della pietra, come elemento della struttura geologica. La serie delle “pietre galleggianti” e “rocce riprogrammate” dal 2005 ed il 2008 sono divenute parte attiva del paesaggio geografico, grazie al loro inserimento nel lago di cava Lovara (VI), lago di Garda, torrente Astico (VI), parco delle cascate di Calvene (VI) in occasione della mostra “LUOGHI DEL PRESENTE” (2015), nel mare Adriatico S. Benedetto del Tronto (AP) durante la mostra “ARTI NUOVE” (2006), nella fontana del parco della Versiliana Marina di Pietrasanta (LU) all’interno della mostra “IL MARMO E LA CELLULOIDE” (2006) e lago del monte Summano (VI) “INCURSIONE” (2016). In altri contesti le pietre galleggianti sono state esposte presso la galleria A2 di Vicenza in una mostra personale dal titolo “APPARENZA” (2006) ad arte fiera di Bologna cortile dell’Archiginnasio “ART FIRST” (2006), nello spazio SPAC di Buttrio (UD) “ABBIAMO FATTO BENE AD USCIRE” (2007) e nella mostra “ONIRICA” sotto la loggia del palazzo della gran guardia di Verona (2010). In particolare nelle mostre ai giardini Salvi di Vicenza “EPID@EMIE” (2009) e nella città di Valdagno “NON POTENDOMI ARRAMPICARE SULLE NUVOLE PRESI PER LE COLLINE” (2014), vengono sperimentate una serie di esperienze plastiche che prevedono l’uso del suolo come supporto per una riflessione sul rilievo geografico, con i “paesaggi omotetici” e del rapporto con la mappa urbana, con i lavori dal titolo “aree”. Grazie alle esperienze al di fuori degli spazi espositivi, la maggior parte dei lavori prodotti sono in qualche modo divenuti criticamente complementari al contesto, non solo urbano, ma soprattutto sociale. La stessa pratica scultorea si è in tal senso espressa grazie anche a collaborazioni intraprese al di fuori dei circuiti dell’arte, con antropologi, architetti, sociologi, spazi no-profit e indipendenti, questi ultimi legati a posizioni politiche radicali orientate alle relazioni sociali, ambientali e sull’architettura sostenibile. Alcuni progetti ancora in corso non si sono conclusi entro un segmento temporale prestabilito, ma sono tutt’ora in atto, come per le azioni legate alle micro-strutture, piccole architetture praticabili che denunciano lo stato psichico della persona sempre in relazione ai luoghi. Dal 2018 è attualmente attivo l’uso del BODY SHELTER, rifugio per il corpo, dopo essere stato presentato alla facoltà di lettere e filosofia di Lisbona, durante l’incontro dal titolo “ENDANGERED BODIES INTERNATIONAL CONFERENC AND EXHIBITION”, Representing and poling the body in Western Culture School of Arts and Humanities – FLUL, Lisbon (2018). Lo stesso progetto è stato riproposto nell’ambito del festival sull’immaginazione urbana Zai a Verona dal titolo “SIX TO SIX” (2021).